
Questa pellicola che vede protagonista il bravissimo Elio Germano (nei panni di Fabio) e Renato Carpentieri (nei panni di Lorenzo), contiene al suo interno una delicatezza disarmante che giustifica in pieno il titolo.
Questa delicatezza, questa tenerezza, non sono però sinonimo di un film dolce ed innocuo, "La Tenerezza" è un film disturbante e profondo, che lascia nello spettatore una certa inquietudine ma anche tanta consapevolezza.
Getta ombre oscure nel cuore di nonni, di padri e di figli.
E vi chiederete: in tutto ciò dove sta la tenerezza?
La tenerezza sta nel modo in cui tutto è rivelato, nella candida regia che con dita soffici svela strato per strato la realtà che si nasconde dietro quello che vediamo tutti i giorni, dietro quello che siamo abituati a considerare normale.
Senza fretta, lasciandoci il tempo di assimilare il tutto, il film con estrema delicatezza ci disincanta e rende la tenerezza un'utopia o qualcosa di facilissimo che però non riusciamo a cogliere, a condividere con le persone a noi più care.
Ed ecco che la stretta di mano di un bambino, il sorriso di una sconosciuta, lo stare accanto a qualcuno che soffre diventano gesti delicati che l'anziano Lorenzo riesce a scambiare solo con "sconosciuti", gesti ai quali si attacca, vivendo di attimi, istanti, piccole cose.