domenica 2 luglio 2017

I am Michael - can gays go straight?

Ebbene ragazzi argomento spinoso, parliamo di un film che voleva evidentemente far discutere e che propone una storia un po' diversa da quelle che di solito vengono rappresentate.
Ma cominciamo con ordine.

Il film, diretto da Justin Kelly, si incentra sulla storia vera (verissima) di Michael Glatze, militante e attivista gay tra anni Novanta e primi Duemila di San Francisco che, in seguito a dei problemi di salute, si avvicina alla religione rinnegando la sua omosessualità e diventando un pastore cristiano dichiaratamente anti-gay.
Capirete anche voi che, presentare questo film al festival di Berlino, città con una delle comunità gay più importanti al mondo e nel festival che più spazio concede proprio a film di argomento queer, risulta alquanto coraggioso ed esplosivo. Ma sarà veramente riuscito nel suo intento?

Nei panni del giovane Michael troviamo James Franco che all'inizio della storia è super impegnato nella sua vita politicamente corretta: riviste gay, conferenze in ogni parte del paese, un documentario per dar voce ai giovani omosessuali che devono convivere ogni giorno con bullismo e discriminazioni, ovviamente aggiungeteci un fidanzato perfetto e pazzamente innamorato di lui e degli amici fantastici e di supporto.

Ed ecco che il film pian piano rovescia tutto, lentamente, prima le crisi di panico che lasciano devastato il personaggio e poi il richiamo della religione, che si fa sempre più importante.
Michael comincia a leggere la Bibbia di nascosto, ad andare in chiesa, tutto alle spalle di una comunità che non è disposta ad accettare il suo repentino cambio di idee.
Ed ecco che Michael rifiuterà l'omosessualità, comincerà a considerarla un peccato, un errore, una scelta fuorviante.
Si lascerà tutto alle spalle, conoscerà una ragazza e diventerà un predicatore.

Sicuramente siamo di fronte una narrazione che contraddice lo stereotipo di film queer al quale siamo abituati, sicuramente presenta un nuovo punto di vista con coraggio ma... è dunque riuscito nel suo intento?
Ni.
Il concetto c'è e si evince, ma la storia rimane raccontata da punto di vista gay.
Non deride le scelte del protagonista, le segue con rispetto, ma senza nessunissima condivisione.
In ogni momento percepiamo come la scelta di Michael vada in realtà contro la sua natura e derivi principalmente da un desiderio di accettazione comunitaria.
Il film racconta di Michael ma ne prende le distanze, lo isola, lo rende infelice della sua scelta ai nostri occhi, lo rende falso.
Questo processo culmina, ovviamente, nella scena finale dove possiamo vedere nel volto di James Franco espressioni contrastanti e dolorose.

Dunque non si riesce veramente a presentare oggettivamente, con coraggio, e soprattutto come un diritto, questa nuova scelta, una nuova storia: quella di chi gay non vuole esserlo più.
Alla fine si ricade sempre un po' nello stereotipo, ma lo sforzo è da ammirare.
Ottima l'interpretazione di James Franco che, ormai abituato a ruoli controversi, riesce a dare la giusta intensità al giovane Michael.
Buona anche l'interpretazione di Zachary Quinto, forse un po' più debole quella di Emma Roberts ma alla fine ha un ruolo piuttosto marginale.
La regia non è caratterizzata da particolare innovazione o ingegnosi escamotages, quello che fa il film qui è la storia punto.
Ve lo consiglio ? Si, anche se, ecco, non aspettatevi qualcosa di estremamente innovativo, sconvolgente e politicamente scorretto.



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