giovedì 22 marzo 2018

Psycho - "il miglior amico di un ragazzo è la propria madre"

Cult del 1960 diretto da Alfred Hitchcock è uno di quei film che passano alla storia e che, sopratutto, non si possono non vedere.

La storia è abbastanza semplice: Marion Crane, bellissima segretaria di un'agenzia immobiliare, ha da tempo una relazione clandestina con un uomo, Sam Loomis, con il quale ha solo incontri fugaci nelle pause pranzo.

Un giorno, dopo la visita di un cliente molto facoltoso, le vengono affidati dei soldi da depositare in banca per conto dell'agenzia.
Marion vede in questa situazione l'occasione per riscattare la sua miserabile vita e fuggire con il suo amato.
Contattato Sam, si reca dunque, per nascondersi, in un motel un po' fuori mano e poco frequentato.
Ad accoglierla c'è Norman Bates, il particolare ma gentile proprietario del motel.
Tutto sembra andare bene ma vengono presto ritrovati i corpi sia di Sam che di Marion.

Tutta la pellicola è in bianco e nero ma si svolge con un ritmo abbastanza sostenuto.
Una doccia assunta a culto del terrore, un coltello insanguinato dopo numerose coltellate e un mezzo nudo molto azzardato.
 Un film che non risente del tempo passato sopratutto nella gloria ottenuta.

Mi sembra inutile cercare di evitare lo spoiler parlando di un film di cui tutti hanno un'idea chiara in mente, almeno per quanto riguarda lo sviluppo della storia, perciò analizziamo meglio la mente dell'assassino, che poi è la parte interessante.

Norman Bates infatti non è un assassino come tanti altri.
La morte della madre, con la quale aveva una relazione morbosa, ha infatti provocato in lui un profondo trauma e ha scisso la sua personalità.
Per non lasciare andare la madre, infatti, la mente di Norman le ha permesso di vivere in lui e ora, spesso, Norma Bates (la madre di Norman) prende il sopravvento e scatena la sua furia assassina.
Norman è completamente soggiogato dalla personalità materna e vive in un conflitto perenne dove le due personalità prendono il sopravvento l'una sull'altra.
Il risveglio dell'interesse sessuale di Norman per la bella Marion, una donna diversa da sua madre, è ciò che innesca la gelosia assassina della madre-Norman.
Ma la figura della madre è preponderante in tutto il film, anche nelle foto della casa di Sam, nei discordi dei personaggi, la figura si moltiplica ed è sempre presente in tutta la storia.
Il troppo amore, sia nel caso di Norman che di Marion, porta all'autodistruzione.

Un viaggio nei meandri della psiche, in un contorto e doloroso sentiero di solitudine.
Norman Bates, per quanto personaggio sopra le righe, diventa emblema dell'orrore normale, dell'inquietudine della mente, che può colpire chiunque, senza esclusione.
All'apparenza un uomo normale, gentile, dai modi affabili, ma che lentamente posta manie e segni di cedimento mentale fino alla rivelazione perversa nel finale.
Assolutamente da non perdere.









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