
E' un dramma umano ed esistenziale portato all'ennesima potenza, la massima espressione di un disagio (quello della solitudine) che attanaglia tutti noi, un dramma adulto mascherato da cartone.
Il film è infatti girato in stop-motion con dei "pupazzi" che di umano però sembrano avere molto.
E forse è proprio la schiettezza e la sincerità con cui certe cose sono trattate che certi dialoghi di questi pupazzi che ci disturbano.
Perché un cartone è una cosa per bambini, pura, una favola che ci fa sognare e dimenticare il mondo che abbiamo intorno e a cui a volte non ci sentiamo di appartenere.
Anomalisa invece carpisce quel disagio, quella voglia di fuggire e decide di impedirlo.
Mette a nudo davanti ai nostri occhi le nostre più grandi paure: un mondo dove tutti hanno lo stesso volto e la stessa voce asettica, dove solo il protagonista sembra avere vita, carpire qualcosa di più profondo.
Subito dunque ci sentiamo vicini a Michael, il nostro importante oratore motivazionale, ma neanche qui il film è banale perché ci suscita una fastidiosa domanda : Michael è intelligente o solo patetico?
E' veramente il mondo ad essere piatto o solo lui che non riesce ad adattarsi ad esso?
In questo panorama di orrore psicologico una luce sembra brillare in fondo al tunnel: l'incontro con Lisa, l'unica ragazza con una voce diversa, con un volto particolare.
Una pellicola interessante e disturbante, con un finale inaspettato e che fa riflettere.
Non mi ha stupito sapere che il regista è lo stesso di "Se mi lasci ti cancello", il tema in fondo è quello.
Non lo consiglio a tutti perché è veramente particolare, ma chi fosse stato incuriosito farebbe bene a vederlo, sicuramente non sarà uno spreco di tempo.
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