sabato 15 dicembre 2018

Dunkirk - l'orrore della guerra


Nel 1940, dopo l'invasione della Francia da parte della Germania, migliaia di soldati, inglesi e francesi, attendono di essere salvati e di essere riportati in patria.

La storia di ben tre linee narrative e temporali si va ad intrecciare: quella dei soldati al molo (che copre un arco temporale di una settimana), quella dei soccorsi marittimi (che copre una arco narrativo di un giorno) e quella degli aviatori (che copre un'ora di tempo).

Un film sulla guerra dei più riusciti che io abbia mai visto.
Non si parla di eroi, non si parla di fatti storici, in questo film si parla di persone e di cosa la guerra faccia a queste.
Si parla di patria e di compassione, di amore fraterno non di gloria.


"Dunkirk" non mette in scena lotte all’ultimo sangue o combattimenti spettacolari, la scena è fissa per la maggiorparte del tempo, esprime bene l’attesa inesauribile, l’impossibilità di scappare, la ricerca disperata di una via d’uscita a costo di tutto.
Gli uomini che provano ad andare via dalla spiaggia e inesorabilmente sono destinati a tornarvici, perché dalla guerra non si scappa, la guerra inghiotte, cattura, devasta.
L’idea di dolore, di terrore, di precarietà tutto è evidente e manifesto in questo film e viene trasmesso dalla pellicola allo spettatore.

Questo è un film sulla guerra, o meglio, sulla sua percezione: sull'attesa, sull'orrore, sulla paura.
Il volto del nemico è invisibile, sempre in agguato, sempre minaccioso, angosciante, ma nascosto.
Tutto ciò contribuisce a creare ancora più tensione e orrore verso l'ignoto, che sembra essere l'unico denominatore di tutti questi destini.

"Dunkirk" è film corale, molti personaggi hanno nomi (George, Farrier, Tommy, ...) ma è come se non li avessero. Di alcuni non viene neppure specificato, di altri viene sussurrato, bofonchiato, ai limiti dell'udibile.
Questo è perché non ci interessa, non importano i personaggi di questa storia, importa la storia in sé, la storia di tutti quelli che l'hanno vissuta, non solo di cinque protagonisti pescati nel mucchio.
Anche la scelta dell'attore "principale" va vista in questo senso, non è un attore famoso, conosciuto, riconoscibile, è un ragazzo, come tanti altri.

La fotografia è incredibile, così come anche la regia.
Ogni scena aumenta questa idea di coralità e di desolazione che cogliamo come sottotesto.
Ve ne consiglio davvero la visione, un film imperdibile e importante.








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