
Sembrerebbe il crimine perfetto, eppure tutti hanno già un'idea sul colpevole : Dylan Maxwell, il bulletto della scuola, con un lungo passato alle spalle come disegnatore molesto di peni.
Tutto sembrerebbe tornare, il suo alibi non regge le accuse, eppure qualcuno nutre ancora dei sospetti e richiede un'indagine più approfondita.
"Who drew the dicks?" ("chi ha disegnato i c***i?") questa è la domanda che turba profondamente Peter Maldonado e Sam Ecklund che arrivano a ricostruire per filo e per segno l'indagine nel loro documentario "American Vandal".
Nel panorama televisivo attuale, dove tutto sembra già stato fatto, questa parodia geniale del genere true-crime si inserisce con estrema irruenza.
Del genere c'è tutto : la narrazione documentaristica, la ricostruzione quasi ossessiva di certuni lassi temporali, la simulazione grafica di eventi di cui non si hanno prove visive e le teorie più contorte, ci sono perfino le stringhe rosse che collegano le foto dei sospettati alla lavagna.
L'idea geniale consiste proprio nel fare un vero e proprio true-crime, con tutti i suoi elementi, partendo però da un crimine stupido, ma non perdendo mai la serietà e raccontandolo sempre come un vero delitto, una strage di innocenti.
Tutto va in questa direzione: dai dialoghi seriosi, alla colonna sonora, alla sigla, alle inquadrature e la regia perfetta. Ma gli autori sono due ragazzi del liceo, i fatti sono quelli che sono e le prove, alquanto ridicole a volte.
"American Vandal" è un prodotto Netflix, e si vede.
E' intriso, come tutti gli altri, di quella sottile ironia e quel tocco di genialità che contraddistingue le serie proposte dalla casa distributrice, qui però particolarmente riuscita.
Tutto è equilibrato, raggiunge il perfetto equilibrio tra una sofisticata satira e una reinvenzione totale del genere.
Oltre questo però c'è anche una critica al sistema educativo americano, pronto a condannare e lasciare indietro, chi non riesce a integrarsi subito nei canoni di perfezione.
Chi viene considerato inadeguato e quindi colpevole è subito Dylan, il ragazzo "cattivo", vittima in realtà del pregiudizio. Gli individui, così categorizzati, non fanno altro che, nella maggior parte dei casi, ricadere ed adattarsi a tale categorizzazione.
Il mockumentary di Netflix è dunque, non solo un gioiellino di serie, ma anche una delle più gradite novità di questa annata televisiva.
Vi consiglio assolutamente di vederlo, non ve ne pentirete, tantissime sono le chicche che un occhio attento può scovare in ogni fotogramma che i faranno impazzire.
Vi consiglio per esempio di prestare attenzione ai nomi nei titoli di testa.
Che dirvi ancora? Buona visione!
Nessun commento:
Posta un commento